252021Ott
Disfagia e inclusione sociale: prosegue l’impegno di ProgettAzione.

Disfagia e inclusione sociale: prosegue l’impegno di ProgettAzione.

La sensibilizzazione sulle implicazioni sociali della disfagia dopo una Lesione cerebrale, come affrontale e superarle in funzione sull’inclusione sociale.

Disfagia e inclusione sociale, sono i temi che accompagneranno le azioni della Cooperativa nei prossimi mesi. Nello specifico una serie di approfondimenti, che riguardano soprattutto le GCA, per proporre esperienze e valutare possibilità reali, funzionali a superare i piccoli e grandi ostacoli nel percorso per l’inclusione sociale delle persone disfagiche.

Le azioni che si stanno costruendo sono volte in modo particolare ai temi dell’alimentazione: a sensibilizzare gli Istituti alberghieri, i cuochi di ristoranti e mense su come rendere appetibili, belli e presenti nei menù piatti per con consistenze adatte alle persone disfagiche.
Parallelamente sono attive anche azioni formative ed informative rivolte ai familiari/caregiver e agli operatori socio-assistenziali.

COS’È LA DISFAGIA?

La deglutizione è la capacità di gestire e manipolare una sostanza dalla bocca allo stomaco.
In caso di disfagia si hanno difficoltà in una o più fasi che compongono la deglutizione.

  • la fase di preparazione orale (preparazione e posizionamento del bolo alimentare)
  • la fase orale (propulsione linguale del bolo)
  • la fase faringea (innesco del riflesso di deglutizione e conseguente discesa del bolo in faringe dopo chiusura delle vie aeree per evitarne l’aspirazione)
  • la fase esofagea (passaggio del bolo dall’esofago allo stomaco)

La deglutizione non coinvolge solo il momento del pasto, ma anche la gestione della saliva e di farmaci. Un adulto sveglio deglutisce circa 1/2 volte al minuto per un totale di 500/600 atti deglutitori al giorno. La disfagia è dunque un sintomo altamente impattante sulla qualità di vita.

QUALI SONO I SINTOMI?

I principali segni e campanelli di allarme in relazione alla disfagia sono:

  •             Tosse o soffocamento durante l’assunzione di cibo e bevande;
  •             Lentezza nel mangiare:
  •             Sensazione di “nodo in gola” (globo);
  •             Residui alimentari in bocca;
  •             Rigurgito da naso o frequenti starnuti in concomitanza di un pasto;
  •             Voce gorgogliante;
  •             Febbricola serale;
  •             Polmoniti ricorrenti;
  •             Importante calo ponderale involontario;
  •             Scialorrea.

Le principali cause di difficoltà nella deglutizione sono le malattie neurologiche, malattie organiche, malformazioni, tumori, radioterapia e chemioterapia, esiti di interventi chirurgici, senilità.

Essendo la disfagia definita come un sintomo dovuto a condizioni patologiche molto differenti tra di loro, è complesso definirne l’epidemiologia.
Nell’anziano si manifestano fisiologiche difficoltà di deglutizione per invecchiamento delle strutture anatomiche dopo i 65 anni (presbifagia) in un range che va dal 15 al 50% della popolazione. È la quinta causa di morte dopo i 65 anni e la terza dopo gli 85 anni.
Nell’anziano istituzionalizzato la disfagia si manifesta tra il 40 e il 60% degli ospiti.

COME SI TRATTA LA DISFAGIA?

In base al quadro clinico e all’origine del sintomo di disfagia si possono avere prese in carico differenti con l’obiettivo di migliorare la performance deglutitoria oppure fornire strategie per una deglutizione sicura a un miglioramento della qualità di vita. Una buona presa in carico vede la collaborazione tra diverse figure sanitarie fra cui foniatra, otorinolaringoiatra, logopedista, dietista, infermieri, OSS, ASA, dietologo, gastroenterologo, radiologo; importante è la condivisione con il paziente ed i caregiver.
Gli esami strumentali per eccellenza per un approfondimento in merito alla disfagia sono la videofluorografia o videofluoroscopia (VFG) e la fibroscopia (FEES)  con  atti deglutitori e assunzione di cibo durante l’esame. 
Le misure che si possono prendere con un paziente disfagico variano a seconda del progetto riabilitativo individuale. Il percorso che si intraprende con la figura del logopedista prevede una prima fase di anamnesi,  valutazione, osservazione al pasto, osservazione degli esami clinici strumentali. In seguito si passa al fornire informazioni utili per una messa in sicurezza del paziente: counselling, indicazioni in merito alla migliore gestione del pasto, alle consistenze che possono essere assunte in sicurezza, alle posture di compenso.
Nel caso ci siano possibilità di recupero, si imposta un lavoro mirato sulle componenti deficitarie (per coordinazione, forza, sensibilità). Si procede dunque con stimolazioni, esercizi o manovre mirati al rinforzo muscolare o alla precisione di movimenti.
Qualora non ci fossero margini di recupero delle difficoltà di natura disfagica, si procede con un accompagnamento del paziente e dei caregiver dando strategie che possano essere sicure ma allo stesso tempo funzionali in base anche alle abitudini e preferenze del paziente. Si lavora dunque su: modifica delle caratteristiche reologiche degli alimenti, posture di compenso, ausili, modifica dell’ambiente, strategie nella gestione del pasto. Importante è guidare il paziente al mantenimento di un’igiene orale adeguata, eventualmente consigliando un consulto con igienista dentale. Fondamentale è il monitoraggio nel tempo per una valutazione di eventuali modifiche nel progetto della presa in carico.

Per approfondire:
https://www.traumacranico.net/disfagia/

Per ulteriori informazioni consultare i seguenti link:

https://www.bgsalute.it/vetrina-salute/3663-il-mondo-delle-gca-gravi-cerebrolesioni-acquisite-e-la-logopedia-due-realta-affini

https://www.simfer.it/events/disfagia-e-disordini-di-coscienza/

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